Repubblica, 7 marzo 2005
Dick Pound, presidente dell'Antidoping mondiale dopo la sentenza
di Torino. "Il club dovrebbe ridare indietro quello che ha guadagnato"
SIGNOR Dick Pound, è informato sulla sentenza Juve?
"Sì. Ho seguito la vicenda sui giornali, all'estero ne parlano. Io vivo in Canada e sto aspettando alcune traduzioni degli atti del processo e della motivazione della sentenza".
La sua impressione, come presidente della Wada, l'Agenzia mondiale antidoping?
"Che ci siano pochi innocenti. I calciatori sapevano, i dirigenti anche. Il calcio ha sottovalutato l'uso del doping o meglio lo ha nascosto. Non si deve sapere, non si deve chiedere. I presidenti strapagano i giocatori, li vogliono in campo, non fuori per squalifica. Hanno sborsato soldi, non vogliono vedere vanificato il loro investimento. Già me li vedo: come osate fermare un mio campione?".
Ecco, appunto, come osare?
"Chi sbaglia paga. Io sono avvocato, se faccio errori ne sopporto le conseguenze. Chi pubblica notizie false viene licenziato, no? Chi non rispetta le regole deve renderne conto. 281 medicinali nell'armadietto del dottore: non era una squadra, ma un pronto soccorso, io sono rimasto fermo al fatto che chi fa sport è in buona salute".
E ora cosa dovrebbe succedere, signor Pound?
"La Juventus tutta dovrebbe essere punita. Quello che faceva non era a caso, il doping era deliberato e programmato. Giocatori ingenui e inconsapevoli? Ma chi ci crede? Non mi si venga a dire che è stata solo colpa di un medico impazzito. La Juve ha frodato e ha guadagnato su quella frode: in fama, soldi, pubblicità".
Quindi?
"Quindi a parte annullare i titoli dovrebbe anche ridare indietro quello che ha guadagnato illegalmente, e magari dovrebbe darlo alla Wada, almeno avremo più mezzi per combattere il doping. Mi auguro che in Italia Coni e Federcalcio stiano pensando a dare segnali forti, una specie di ammonimento severo, alla Juve e a tutte le altre squadre. Non si tratta di vendetta, ma di giustizia, un modo per dire: attenzione, vi teniamo sotto controllo, non potete continuare così. Perché il doping nel calcio c'è stato e c'è, è diffuso, ma bisogna avere voglia di cercarlo. E dichiarare tolleranza zero ai dopati, anche a quelli del pallone".
Comè si dice?
L'ETICA NON SI PRESCRIVE