La parabola di un quasi eroe

Forse lo conoscete, classe ’70, simpatico come il Natale, grande carisma in un corpo fanciullesco.

La palla  la faceva girare veloce, e sulla fascia mulinava da paura. Una carriera fulminea nella squadra del liceo. Poi i dissapori col mister, la panchina, l’oblio.

Ma una vita col sorriso stampato in faccia, certo.

Gli studi, il lavoro, poi conosce la ragazza giusta, la sposa e mette su mutuo.

I figli tardano ad arrivare ma va bene istess.

Poi, un giorno, bum! E’ femmina! Bella zio, non dorme a pagarla, ma sono in due: la mamma di giorno e il babbo di notte (qui se l’era giocata male, ammettiamolo).

Lo sapete? Le cucciole di femmina sanno stare al mondo, basta un sorriso e un uomo è fregato. Sempre!

Ma arrivano i primi successi dell’Inter targata Mancio! Gli scudetti, le coppe Italia, si torna a festeggiare e aribum! E’ femmina! Di nuovo, ma almeno questa non dorme la notte. Tanto stavano già svegli per l’altra. Come si dice? Dove non si dorme in tre non si dorme in quattro.

L’ho già detto che le cucciole di femmina sanno stare al mondo, basta un sorriso e un uomo è sempre fregato?

Però ragazzi sono anni meravigliosi. Gli anni della Grande Inter del Mou! Successi su successi da festeggiare! L’entusiasmo è alle stelle! Dove vai vai, tanto si vince sempre!

Poi arriva il periodo del fpf. Siamo i primi anche in quello! E via a festeggiare, tanto la notte mica si dorme mai.

Voi lo sapete che l’incoscienza è figlia dell’entusiasmo e della felicità?

Ariribum!

Gente, se è ancora femmina mi trito l’attrezzatura nel moulinex.

Naaaaaaa