8 novembre 2007

Geppetto


Continua la battaglia di Tuttosport contro l'Inter.
Oggi ci delizia della sua presenza Gianfranco Teotino, il Geppetto di Tuttosport, che ci illumina la giornata con una disamina sul pianeta Inter veramente godibile.
Oggi ho avuto una giornata veramente del cazzo, meno male che Geppetto mi ha fatto tornare il sorriso:

FORTISSIMI NON GRANDI
GIANFRANCO TEOTINO Com’è forte l’Inter. Fortissima. Così forte da rimediare in due minuti una partita di Champions che si era messa proprio male. So­lo se sei forte puoi andare al tappe­to e rialzarti subito. Ma contro il Cska, vodka, samba e svarioni, squadra vivace quanto modesta, al tappeto non ci si va, non ci si deve andare. ASan Siro non ti puoi sve­gliare solo dopo mezz’ora di gioco e quando sei sotto 0-2. Perché, an­dando avanti, gli ostacoli si alze­ranno e passare da 0-2 a 4-2 non sarà più così facile. Neppure con cotanto Ibra. Com’è forte l’Inter. Fortissima. In campionato è così forte che anche quando non vince dà l’impressione che si sia impigrita lei, non che gli avversari l’abbiano messa in diffi­coltà. O almeno così riesce a far credere. E’ successo anche dopo la Juve. «Siamo stati sfortunati» ha detto Moratti. Sfortunati? E per­ché? Perché hanno trovato una squadra che non si è arresa mai? Mah… Il fatto è che essere forti, anzi fortissimi, non significa essere grandi. Neanche dopo aver vinto due scudetti di fila. Vinto, poi… Il primo è stato un omaggio, e non vale nemmeno la pena tornare a rinvangare come è arrivato. E il se­condo, beh, è il frutto di un cam­pionato senza storia, si sa. Tant’è. Mica è colpa dei giocatori neraz­zurri e di Mancini se è andata così. Loro erano forti e hanno vinto. E quest’anno si ripromettono di di­mostrare di essere davvero grandi. Vedremo. Perché per ora non è co­sì. Moratti, per esempio, è scivola­to sulla buccia di banana delle ac­cuse a Nedved. Soltanto lui, con qualche solito fiancheggiatore, ha accusato il ceco di non essere un campione, e neppure ieri sera si è voluto scusare. Chiunque abbia vi­sto la dinamica del fallo, ha capito che non c’era alcuna intenzione di fare male. Ma la tentazione di fare i primi della classe, i professorini, in casa nerazzurra è sempre irresi­stibile. Prendete il caso Blatter. Il presi­dente della Fifa si è accorto che ci sono squadre, guarda caso come l’Inter, che schierano solo stranie­ri. E se n’è accorto proprio dopo la sfida con la Juve che sta cercando, nei limiti dettati dalla necessità, di tornare in fretta competitiva, di piantare radici più nazionali. Non l’avesse mai detto, caro Blatter. La suscettibilità nerazzurra sale alle stelle. E il capitano, Javier Zanetti, lo rimbecca: «Il presidente forse non sa che io e altri miei compagni abbiamo il passaporto italiano». Ahi, ahi, signor Zanetti… lasci sta­re i passaporti. Do you remember Recoba? Meglio cercare altri ar­gomenti. Forte sì, è fortissima l’Inter. Ma non ancora grande. E con una cer­ta tendenza all’autogol. Anche quando le cose vanno bene. Pren­dete il caso Adriano. Non gioca perché va troppo in discoteca, co­me dice Mancini, o si deprime e va in discoteca perché non gioca, co­me lascia intendere lui? In ogni ca­so, che Inter e Adriano siano sepa­rati in casa è noto a tutti da mesi. Non era meglio divorziare in esta­te? Anche per evitare l’ultimo pa­radosso. E cioè sentire il lamento per i troppi infortuni dalla squa­dra con la rosa più extralarge del mondo. Torna in mente che a Ro­ma, per la prima sfida scudetto del­la stagione, Mancini aveva all’ini­zio in panchina Adriano, Crespo, Cruz e Suazo. Sì, magari al posto del capriccio Suazo, un centro­campista in più male non avrebbe fatto. Ma a volte i forti si possono anche permettere di non essere grandi.

Ma chi è Gianfranco Teotino?
Un riciclato!
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