30 gennaio 2008

La madrina di tutte le partite


Juve - Inter rappresenta oggi nell’immaginario collettivo (dei gobbi) la partita con la P maiuscola, l’evento clou della stagione, la vera e sola ragione di esistere di questi esseri inferiori.

L’essere juventino, inteso come sostantivo e non come verbo, si nutre, da un paio d’anni, di riviste e trasmissioni di dubbia moralità, vive e lavora in attesa del Processo di Biscardi, legge avidamente Tuttosport e fonda blog di quarta segata (giùlemanidallajuve) per poter praticare l’arte dell’onanismo mentale.

L’essere juventino, inteso come verbo e non come sostantivo, è uno status quo in divenire, è un limbo dove qualche milione di imbarazzanti individui amano coltivare sogni di gloria dall’alto di un cumulo di nauseante immondizia.

Tutto questo ci spiega perché stasera per il popolo bianconero è la sera della vendetta, la notte della rivincita dopo il supplizio del purgatorio.

Non importa se il risultato dell’andata è l’immagine dell’inferiorità juventina, non importa se l’Inter (giustamente per carità) ha giocato quasi tutta la partita in dieci e per di più con una formazione largamente rimaneggiata, e, naturalmente, non importa se la Juve si è beccata due gol (quasi tre) in superiorità numerica, il risultato di 2 a 2 è stato accolto come una vittoria, come l’impresa di Davide contro Golia.

Stasera, invece, per il popolo nerazzurro si gioca una partita da vincere per stabilire una volta per tutte le nuove gerarchie del calcio italico.
Basta con i regali, basta con l’elemosina. Non mi pare di ricordare in passato tanta bontà nei cuori e nelle menti della dirigenza e dei tifosi bianconeri, ne mi pare di aver mai intravisto alcun senso di colpa o di vergogna nei gobbi.

E' tempo di saldare i conti anche sul campo.

Nessun commento: