7 aprile 2008

Il Giamma


Era dai tempi di Padovan che non mi divertivo così tanto a leggere un editoriale.
Ragazzi siamo nel anno 1 d.p. (dopo padovan) e lui è il mio nuovo eroe: Giammarioli (raisport)

Fino a prova contraria voglio aprire e chiudere le mie “riflessioni” con la solita frase: Grazie, comunque vada. Grazie alla Società, al Tecnico, alla Squadra e, non ultimo, al nostro meraviglioso Pubblico. Un grazie doveroso dopo che una partita praticamente già vinta al 17° del primo tempo che si è maledettamente complicata al 15° della ripresa quando il Genoa ha raggiunto il pareggio e ha cercato di sferrare il Ko nei confronti di una Roma evidentemente non ancora ripresasi dall’uno-due patito dal Manchester quattro giorni prima. Ma a quel punto, come già avvenuto contro l’Empoli, è sceso in campo il Tifo che ha letteralmente trascinato i ragazzi di Spalletti guidati da Capitan Futuro mentre il capitano di oggi si copriva gli occhi in tribuna per non vedere la trasformazione del rigore decisivo (quanto è dura ,caro Francesco vedere la Roma da tifoso, vero?).Daniele De Rossi in campo (orfano dei fratelli Totti e Aquilani in tribuna), Luciano Spalletti in panchina (mai visto cosi agitato), Rosella Sensi in tribuna (anche lei insolitamente agitata quasi volesse scendere in campo per aiutare i suoi ragazzi) e l’immenso Popolo Giallorosso si sono fusi in un blocco unico che ha avuto ragione di un ottimo Genoa e del suo sempre più antipatico (ma bravissimo) tecnico. Il messaggio forte e chiaro che è giunto dall’Olimpico è tutto in quell’ultima mezz’ora: la Roma non ci sta! Non ci sta a rinunciare al sogno scudetto e non ci sta neppure ad andare a Manchester in gita di piacere! Sarebbe ingeneroso puntare l’indice sui singoli per puntualizzare, ad esempio, che Doni non sta attraversando un momento particolarmente brillante così come Giuly o Mexes (comunque sempre splendido gladiatore) per non parlare di Mancini che ha dato comunque l’anima negli ultimi decisivi 30 minuti. Voglio invece ricordare lo straordinario carattere di tutti (De Rossi in testa), il fantastico gol di Vucinic e il ritorno alla forma migliore di Taddei e (in parte) di Perrotta elementi insostituibili in questo finale di stagione così come va salutato il ritorno di Juan non senza esaltare un Panucci sempre più “immortale”. Lo ripeto, non è il momento di analisi e critiche; è invece il momento di gettare il cuore oltre l’ostacolo a cominciare da Manchester dove la Roma, comunque vada, deve dimostrare a Cristiano Ronaldo e C. che non è un caso se siamo fra le prime otto d’Europa per il secondo anno consecutivo e che anzi vogliamo quanto prima rientrare fra le prime quattro. Intanto l’Inter riprende a ricevere “aiutoni” dagli arbitri e passa a Bergamo pur confermando il suo livello di “cottura” che ci lascia ben sperare nei prossimi turni di campionato. Vorrei soltanto che si evitasse di continuare a parlare di semplice “sudditanza psicologica” da parte degli arbitri nostrani dato che i regali fatti questa stagione alla squadra di Moratti sono stati talmente pacchiani da risultare difficilmente giustificabili anche se sotto la divisa arbitrale si celasse il più acceso dei tifosi neroazzurri. Ma allora se non è sudditanza psicologica cosa è? Si dice giustamente che per muovere accuse ci vogliono prove proprio come è avvenuto per calciopoli. A mio avviso basta rivedere le moviole di tutta la stagione per avere la certificazione degli errori grossolani perpetrati a favore dell’Inter. Per considerarli prove ci vogliono le intercettazioni telefoniche? Può darsi. Nel frattempo ci tocca recriminare sui tanti punti buttati dalla Roma nel girone di andata ma ci inorgoglisce che nonostante gli arbitri e i nostri fisiologici ma tutto sommato relativi cali siamo lì ancora a soli quattro punti dalla vetta della classifica. D’altronde lo sappiamo che per vincere storicamente la Roma deve stravincere contro tutto e contro tutti: ieri la Juventus di Moggi oggi l’Inter di Moratti e Mancini. Ma questo è il nostro DNA; questo è il prezzo che sa di pagare ogni appassionato che decide di tifare una squadra di calcio che porta il nome di una città dalla storia millenaria e controversa ma comunque unica e incomparabile come Roma. E adesso andiamo in Britannia con orgoglio e onore come si conviene ad una squadra che veste questi colori e porta questo nome. E grazie, comunque vada!

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