I giorni, solitamente, filano via uno identico all’altro. Abituati ormai a confondere la normalità con l’eccezione e viceversa, in un mondo sempre più chiassoso ed esagerato, sono esclusivamente gli avvenimenti gonfi quasi fino a scoppiare, nel bene come nel male, a smuovere la nostra indifferenza e a farci provare qualche brivido inusuale. Eppure dovrebbero proprio essere le piccole cose, soprattutto quelle figlie di cuori sensibili e di immaginazione fertile, a farci sentire presenti e partecipi piuttosto che freddi numeri da piazzare uno dietro l’altro senza uno scopo. Il gioco del calcio, figlio primogenito del cuore e dell’immaginazione, dovrebbe servire anche a questo. Invece pare che in assenza della “bomba” di mercato o di gossip anche i giorni del pallone siano destinati a filare via uno dietro l’altro come un noiosissimo refrain. Eppure basterebbe osservare con maggiore attenzione e vedere, per esempio, come e in che modo la vecchia Juventus sia in grado di proporre modelli ispirati ad un calcio senza età e per questo mai banale. Anche nel ritrovamento di canoni che sembravano perduti. Piccoli miracoli che ci fanno sentire sani.Ieri, ad esempio, nel cielo sopra Torino un prodigio deve essersi realizzato e, in qualche modo, lo hanno notato gli uomini del Palazzo bianconero che, poi, sono anche coloro i quali gestiscono l’Ifil intesa per cassaforte degli Agnelli. Sicché, come i re magi dell’epifanico viaggio, l’intero staff juventino guidato dal principe John Elkann si è messo in marcia per raggiungere il “presepe” dove, quotidianamente, si ritrovano i giocatori bianconeri e la sua gente tifosa. Questo accadeva più o meno nello stesso momento in cui, a Firenze, l’altro principe Lapo Elkann ci confidava certi piccoli segreti di una memorabile serata vissuta, tra gli altri, in compagnia di quel Gigi Buffon che ha ormai ottime ragioni per poter dire di essere stato “adottato” dalla Famiglia e, quindi, dalla Juventus.Il popolo bianconero, fin qui ingiustificatamente diffidente nei confronti di una dirigenza ritenuta morbida soltanto perché imparagonabile a quella cannibalesca del passato, aspettava un segnale. Idem gli “indecisi” della serie parto-non-parto. Voilà, tutti accontentati in un colpo solo. Eccolo il segnale, forte e puntuale, lanciato dall’intera dirigenza e dalla stessa proprietà attraverso la presenza fisica sul posto di lavoro. Un’esposizione, per il momento ideologica e a seguire finanziaria, che tra le altre cose consente di celebrare con grande gioia la riscoperta quasi archeologica di una preziosità tanto antica quanto mortificata nell’ultimo decennio. La famosa “classe Juventus” che era stata sacrificata sull’altare di uno “stile Juventus” spesso insopportabile. Non è vero che c’è mai nulla di nuovo sotto il sole.
Marco Bernardini. TUTTOSPORT
Mi permetto di segnalarvi questo nome, Marco Bernardini.
Il suo articolo, l’editoriale odierno di Tuttosport, mi ha lasciato senza fiato.
Mai lette tante troiate tutte insieme!
Mi è salito il diabete…
Nessun commento:
Posta un commento