8 gennaio 2007

La serie D a Natal Palli


Io non volevo quasi più citarlo, ma l’editoriale di oggi del buon Padovan mi ha lasciato stranito.
Il Diretur Domenica non sapeva che fare, sulla Rai non fanno mai nulla di interessante tranne aumentare il canone, su Mediaset c’è poco di di più o di meno e così, visto che la diaria probabilmente gli arriva anche se cazzeggia, se n’è andato a Casale Monferrato a gozzovigliare per poi finire ubriaco allo stadio pensando, probabilmente, di vedere la Juve (la depressione fa brutti scherzi).
Questo il compitino che ha poi scritto per Tuttosport.

"Ieri pomeriggio sono stato in uno di quegli stadi (il Natal Palli) e in uno di quei posti ( Casale Monferrato) che Roberto Mancini – tanto per citare un tipo convinto di avere ottenuto il patentino di allenatore per meriti, dimenticando invece deroghe, protezioni e altro (leggere Sergio Cragnotti per capire) – non ha mai frequentato e, purtroppo per lui, mai frequenterà. Mancini e quelli della sua schiatta – Fabio Capello, per esempio, che del paggio boccolato è l’opposto ma, si sa, gli opposti si attraggono – ritengono che il calcio italiano si fermi a Inter, Milan, Roma, Juve (ma ora è in B) e qualche altra, a seconda delle stagioni. Per loro la categoria indica la classe di appartenenza ed essi, alla serie A di vertice, sono approdati per diritto divino. Come allenatore, Capello è stato inventato – e bisogna ammettere che ci ha visto giusto – dall’ex Unto del Signore, al secolo Silvio Berlusconi. L’altro, invece, è la creazione più artificiosa degli apparati mass-mediatici e delle lobby calcistiche più attive e invidiate. (NDR Manco Hitler esprimeva tanta malvagità con il suo complotto demo-pluto-masso-giudaico)
Entrambi, comunque, non hanno cominciato dal fondo (come Arrigo Sacchi e Alberto Zaccheroni), non hanno fatto gavetta (come Josè Mourinho e quasi tutti gli uomini di autentico valore), nemmeno lontanamente sanno cos’è la serie D italiana, il calcio che vi si gioca, il laboratorio di innovazione e di ispirazione che rappresenta, il patrimonio che incarna nel suo essere cerniera tra il professionismo esasperato e aspirazioni crescenti o frustrazioni indominabili. In serie D, e a volte anche più giù, la storia del calcio sa fondersi con il proprio futuro (per giovani calciatori o per tecnici lavoratori).
Ieri, a Casale Monferrato, si giocava Casale- Lavagnese – girone A, ultima di andata – il che significa, da una parte, la squadra che vinse lo scudetto ( sul campo, lo dico per Mancini) nel 1913- 1914; dall’altra, una panchina affidata a Franco Maselli, allenatore di prima categoria, al pari di Mancini e Capello, ma arrivato alla serie A attraverso il settore giovanile e confermatosi solo con risultati eclatanti come una salvezza con il Genoa. Impresa autentica, altro che ritenersi fenomeni perché si allena Ibrahimovic e Cannavaro.
Allenatori si diventa spremendo gioco da Chini e Spinaci, come fa Franco Lerda, alla seconda stagione nella categoria, dopo essersela sudata salvando il Saluzzo, in corsa, l’anno scorso. O guidando, con mano ferma, la banda di ragazzini della Lavagnese ( a parte Masitto, fuori quota e fuori categoria), come Maselli che non ha timore di sentirsi declassato. Deve essere vero proprio il contrario se, prima di lui e come lui, a Lavagna sono passati Lavezzini ( un altro coach di prima categoria) e, l’anno scorso, Eugenio Bersellini, l’ultimo ( a parte il recordman Trapattoni) ad avere vinto uno scudetto, non a tavolino ( lo dico sempre a Mancini), con l’Inter.
Il punto è che il calcio, pur non essendo mai uguale a se stesso, possiede una circolarità di fascinazione, partecipazione, coinvolgimento, immutata e immutabile. E, a volte, come nel caso delle serie minori, è alimento primario per cultura e sperimentazione. Casale-Lavagnese è finita 1- 1. Ho visto gioco maturo e cosciente, uno spettacolo che aveva poco da invidiare ai professionisti. Mi resta un dubbio: cosa avrei scritto se gli allenatori di Casale e Lavagnese fossero stati Capello e Mancini?"

Caro Padovan, te lo dico io cosa avresti scritto, ne più ne meno le stesse cazzate che spari da mesi.
E te lo detto in due righe, mica con un pistolotto senza capo ne coda.

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