23 gennaio 2007

Ronaldo


Non può passare nell’indifferenza la telenovela Ronaldo/Milan.

Non può perché Ronaldo ha rappresentato, per i tifosi nerazzurri, l’alba e il tramonto di una rivoluzione calcistica potenzialmente devastante.

Il campionato più esaltante, almeno per me, fu quello del ’98, non certo quello di Cuper, per un insieme di fattori: Ronaldo nel pieno della sua potenza ed esuberanza atletica, Simoni, allenatore lontano dal Palazzo e Uomo vero, che ci porto comunque alla finale UEFA di Parigi, e il grigiore in qui avevamo vissuto negli anni precedenti. Tutto sembrava perfetto, era veramente l’anno giusto, lo dicevano tutti, tutti tranne Moggi che quel campionato lo rubò vergognosamente.

Il Ronaldo piangente di Roma mi fece invece incazzare perché quella sconfitta fu la sconfitta della paura, della sottomissione ad un epoca che sembrava non finire mai.

Quel Ronaldo se ne andò dopo gli infortuni, se ne andò dopo la farsa dell’autoriduzione dello stipendio (ricordate?), se ne andò da perdente.

Ronaldo demolì la mia idea “romantica” del calcio, la distrusse a tal punto che da allora nessun giocatore può rappresentare, almeno per me, la maglia al di sopra di ogni sospetto.
Oggi Ibra non può rappresentare quello che fu Ronaldo (o Maradona per il Napoli) non lo può fare perchè il calcio è cambiato ed io me ne sono accorto grazie a Ronaldo.

Oggi la sua volontà è di giocare nel Milan, affari suoi, potrebbe benissimo aspirare a giocare nella Juve, non mi tocca. Per me Ronaldo ha finito di giocare a Roma in un amaro 5 maggio.


Nessun commento: