14 aprile 2010

Da Indiscreto

Pentapartito
di Stefano Olivari

Il moggismo è pieno di figure di culto: non solo giornalisti raccomandati, allenatori dai dieci esoneri e sempre al centro del mercato o direttori sportivi multi-uso, ma anche consulenti per così dire globali. Non i family banker del mitologico Ennio Doris, il più grande imitatore vivente di Berlusconi, ma poco ci manca. Il consulente di strettissima attualità è Nicola Penta, che da tre anni è di fatto l'uomo di riferimento di Moggi per quanto riguarda le intercettazioni.
E' lui che ascolta tutti i nastri, che trascrive i dialoghi più interessanti e che soprattutto cerca di mettere in evidenza le (numerose) incongruenze fra le deduzioni dei carabinieri-trascrittori e la realtà di quello che è poi avvenuto in campo. Letta una sua intervista sul Resto del Carlino, nella quale il consulente della difesa racconta la nascita del suo rapporto con Moggi: addirittura successiva a quella del rapporto con gli Agnelli, precisamente con la parte umbertiana della famiglia. Nello stesso articolo si legge del suo passato come 'personal manager' (nostra traduzione: guardia del corpo) di Eros Ramazzotti, e di un dettaglio inquietante: non la società di marketing sportivo messa in piedi con Riccardo Sogliano (stesso giro, il solito), ma il fatto che sia stato per anni, rullo di tamburi...ispettore antidoping per conto della Figc.
I vecchi amici di Indiscreto si ricorderanno forse della prima volta in cui abbiamo parlato di Penta, qui o su qualche altra testata cialtrona: precisamente per un episodio in cui rimase coinvolto insieme al suo socio in varie altre attività, Sebastiano Rossi (esattamente quel Sebastiano Rossi), in un bar romagnolo. Secondo le accuse (il processo non si è ancora tenuto) Rossi avrebbe tirato bottiglie addosso a tre ragazze, dipendenti sue e di Penta nel bar stesso, per questioni private. Dal canto suo Penta avrebbe minacciato un amico delle ragazze ed alla fine è scattata l'accusa di tentato sequestro e violenza privata. La nostra vita è così triste che avevamo scritto di Penta anche in un'altra occasione, come ex cantore delle gesta delle Weiss Schwarz Brigaden cesenati: non esattamente alfieri del pensiero pacifista. Dove vogliamo arrivare? A dire che il calcio italiano e a maggior ragione il moggismo possono essere compresi solo attraverso queste figure solo in apparenza minori, che in realtà sono collegate al resto del sistema da una serie di rapporti che rende inutili minacce esplicite o valigette con soldi. Il tuo interlocutore può essere a seconda di come gli conviene consulente finanziario, ispettore antidoping (!!!) della federazione, gestore di locali, amico di gente dello spettacolo, ultrà, accompagnatore di potenti, procuratore e chissà cos'altro. A seconda delle situazioni nel calcio italiano ci sono vittime e carnefici, perché non è vero che tutti rubano (e fra chi ruba, non è vero che la refurtiva è di pari valore) la costante è che mancano i pentiti. Chissà come mai.

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