14 aprile 2010

Ziliani


Ci mancava solo il vilipendio di cadavere. Se è vero che l'articolo 410 del codice penale recita: “Chiunque commette atti di vilipendio sopra un cadavere o sulle sue ceneri è punito con la reclusione da uno a tre anni. Se il colpevole deturpa o mutila il cadavere, o commette, comunque, su questo atti di brutalità o di oscenità, è punito con la reclusione da tre a sei anni”, allora – allegoricamente parlando, ma non troppo – la “Moggi-band” alla fine ci è arrivata. In una tragicommedia che non conosce la vergogna, Moggi e la sua difesa – nella persona dell'avvocato Trofino – sono arrivati al punto, nell'ultima udienza al Tribunale di Napoli, di taroccare un'intercettazione di Giacinto Facchetti, il presidente dell'Inter scomparso il 4 settembre del 2006, mettendogli in bocca una frase che invece era stata pronunciata da Paolo Bergamo, il designatore. In quella che la difesa di Moggi ha presentato come “la madre di tutte le intercettazioni” (citazione testuale), l'avvocato Trofino denunciava una frase scabrosa e inequivocabile di Facchetti che a un certo punto dice a Bergamo: “Metti dentro Collina” (per arbitrare Inter-Juventus). Sulla base di ciò, Trofino ha messo alle corde il colonnello Auricchio: “Perché questa telefonata non è stata messa agli atti?”. “La telefonata è stata registrata e trascritta – ha risposto Auricchio, che di telefonate ne ha ascoltate a migliaia, ritenendo degna di fede la citazione di Trofino -, ma non è nell'informativa perché non è stata considerata investigativamente utile”. A queste parole, molti in aula si sono stracciati le vesti. Per l'indignazione.


Invece era tutto falso. La madre di tutte le intercettazioni è una bufala e a mo' di boomerang, tra poco, finirà con l'abbattersi sul testone lucido di Big Luciano. Punto primo: Facchetti non ha mai detto a Bergamo di mandargli Collina. L'audio della telefonata è inequivocabile ed è a disposizione di tutti in svariati siti web, a cominciare dal canonico Youtube. E anche se a un certo punto le due voci si sovrappongono, è Bergamo a fare il nome di Collina. “Senti – dice Bergamo riferendosi alla designazione per Inter-Juventus –, per domenica noi facciamo un gruppo di internazionali perché non vogliamo rischiare niente... quindi sono quattro, tutti e quattro possono fare la partita. C'è...”. Breve pausa. Nella quale s'inserisce Facchetti che dice: “Ma metti dentro qualche...”. Qui riprende a parlare Bergamo, che si era arrestato al “c'è” e inizia l'elencazione: “... Collina... Ma tutti internazionali, Giacinto. Così perlomeno non c'è discussione perché c'è dentro Collina, c'è dentro Paparesta, c'è dentro Bertini, c'è dentro Rodomonti”. Bufala clamorosa, come si vede.


Questa sarebbe dunque la madre di tutte le intercettazioni, il Totem attorno a cui il popolo delle vedove di Moggi si è dato appuntamento per raccogliersi in preghiera davanti all'effige del dio Luciano e chiedere l'esemplare cacciata agli inferi dell'Inter del malaffare. Macchè. Non c'era niente di vero: tutto taroccato come ai tempi della super-moviola del Processo di Biscardi (ricordate? La conduceva Baldas, e cioè l'ex designatore ai tempi del famoso Juve-Inter 1-0, quello del rigore-non rigore Iuliano-Ronaldo). Facchetti, che lo ripetiamo, è morto il 4 settembre del 2006 e non ha la facoltà di difendersi, non ha mai detto a Bergamo di mandare Collina ad arbitrare Inter-Juventus; per la cronaca, si beccò Rodomonti, l'arbitro del leggendario gol non convalidato a Bianconi in Empoli-Juventus del campionato '97-'98: palla dentro di mezzo metro prima del rinvio di Peruzzi, con Rodomonti che da due passi non vede e fa cenno di proseguire. Si era sullo 0-0. La Juve vinse poi la partita 1-0.


Sotto processo a Napoli con l'accusa di “associazione a delinquere” finalizzata alla frode sportiva – reato per cui Giraudo, compagno di merende alla Juventus, è già stato condannato a 3 anni di reclusione, pena ridotta di un terzo per via del rito abbreviato -, e già condannato a 1 anno e 6 mesi per “violenza privata” nel cosiddetto Processo-Gea, Luciano Moggi continua a sorprendere. E col tarocco dell'intercettazione Bergamo-Facchetti stabilisce un record: allegoricamente parlando, ma non troppo, colleziona anche il reato di “vilipendio di cadavere”. Lo scempio che Moggi ha fatto martedì, al Tribunale di Napoli, della figura di Giacinto Facchetti, è la vergogna elevata alla massima potenza. E le patetiche scuse fatte in serata dall'avvocato Prioreschi (“C'erano quattro o cinque persone che hanno ascoltato la telefonata: e comunque la sostanza non cambia”), non fanno altro che aggiungere vergogna a vergogna.


Questa è l'Italia. Questi sono gli italiani.

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