LETTERA A MORATTI QUATTRO BUONE RAGIONI PER NON FARE ILVICE ABETE GIANCARLO PADOVAN
Egregio Presidente Moratti, come non Le sarà sfuggito, appena sette giorni fa e sempre dalla prima pagina di Tuttosport, Le ho dedicato una breve riflessione in forma epistolare di sostegno e solidarietà, dopo la pubblicazione della notizia sulle minacce spedite alla sede dell’Inter. Non Le ho scritto perché mi rispondesse, meno che mai pubblicamente, ma con la certezza che mi avrebbe letto e, almeno nel caso specifico, apprezzato. E’ per questo che mi sento di osare ancora. Questa volta, addirittura, per sbilanciarmi in un consiglio. E’ vero che quelli non richiesti – come il mio verso di Lei – sono i meno graditi. Tuttavia Le chiedo un’eccezione: lo ascolti, ci pensi e decida in modo che a trarne vantaggio sia tanto Lei quanto il club che sta guidando, con pieno merito, al primo scudetto sul campo dopo 17 anni. La possibilità che Lei, Presidente Moratti, possa essere candidato, e con ottime percentuali di successo, alla vice-presidenza della Federcalcio circola da quasi un mese. Molti dicono che la sua presenza al vertice assicurerebbe serietà e novità ad una struttura obsoleta e screditata. Altri, più o meno sulla stessa linea, La vedono interprete di una scelta di rottura rispetto ad un passato da non ripetere. Sono parole che gratificano e di cui andar fieri. Tuttavia – mi scuserà per l’impudenza – io un Moratti nel Palazzo del calcio non lo vedo proprio. E spiego perché. Primo: perché non ha mai lasciato avvicinarvi neppure Giacinto Facchetti che pure avrebbe avuto l’ambizione e le capacità per insediarvisi. Secondo: perché tanto a Giacinto, quanto a Lei, Presidente, non sfuggiva e non sfugge l’inopportunità di un incarico così confliggente con gli interessi del proprio e degli altri club. Come avrà notato, ho usato termini che potessero immediatamente richiamare il vituperatissimo conflitto di interessi contro il quale vi siete battuti al tempo della presidenza Galliani alla Lega. E dire che Galliani, regolarmente eletto perché regolarmente votato, altro non era che l’espressione di un gruppo privato (le società per l’appunto) da cui dipende l’organizzazione dei campionati. La Federazione, al contrario e a maggior ragione dopo la riscrittura delle regole, è ben di più. Terzo: essere il vice di Giancarlo Abete significa sicuramente condividere la gestione con un uomo onestissimo, preparato, serio, vincente (era lui il capo delegazione al difficilissimo Mondiale di Germania), rispettoso dei ruoli e delle istituzioni. Tuttavia, non è possibile dimenticare che Abete aveva accettato, nonostante la diversità e la lontananza psicologica e culturale, di essere a sua volta il vice di Franco Carraro, dal quale avrebbe dovuto raccogliere il testimone a fine 2006. Quarto: seppur dolorosamente, devo ricordarLe, caro presidente, che al momento Lei risulta indagato dalla Procura di Milano per falso in bilancio della sua società. E che, almeno fino a quando l’inchiesta non sarà chiusa, sarebbe elegante astenersi dall’assumere incarichi pubblici. Tralascio, ovviamente, le presunte vicende di spionaggio collegate all’affare Telecom, di cui ci ha fornito un illuminante spaccato anche la trasmissione Report di Milena Gabanelli solo domenica sera. Viviamo in tempi avventurati, caro Presidente, e la prudenza non è mai troppa. Conviene non lesinarla. Un rispettoso saluto e, come sempre, a presto.
E' vero Gianchi, aspettiamo che almeno il tutto cada in prescrizione (Agricola docet...)
Nessun commento:
Posta un commento