4 luglio 2011

Davvero iniziano sempre con "C'era una volta ?"

La fiaba del piccolo furbo

F. Botero, "Il Ladro" (2000)
F. Botero, "Il Ladro" (2000)

In questi giorni, non so bene per quale remoto motivo, mi sono dedicato alla scrittura di una piccola novella. Vorrei raccontarvi le avventure vissute in un piccolo paese di qualche piccolo luogo in qualche tempo lontano. In questo piccolo paese vivono tanti piccoli abitanti, ognuno col suo piccolo mestiere...

C'era una volta,
tanto tempo fa, un piccolo paese di una piccola contea, situato in qualche piccola parte di questo piccolo mondo. In questa piccola porzione di terra, vivevano tanti piccoli bravi cittadini, ognuno di loro rispettosi della legge e del vivere civile. Certo, in passato il piccolo sceriffo del piccolo paese aveva dovuto provvedere, di tanto in tanto, a rimediare a qualche piccolo contrattempo, ma adesso tutto pareva filare liscio come l'olio.
La vita scorreva serena e ciascuno dei piccoli abitanti aveva il proprio piccolo da fare. C'era chi lavorava la legna, chi mieteva il grano, chi rattoppava le vesti e chi produceva il vino. Vi erano piccole famiglie un poco più ricche e piccole famiglie un poco meno agiate, eppure la convivenza non era mai stata un problema reale. Ci si dava tutti una mano, soprattutto nei momenti di difficoltà. Se stava male uno, stavano male tutti: questo era il piccolo segreto della piccola comunità, tra le più floride dell'intera contea.
Ma il destino avverso aveva in serbo una dura prova per il piccolo paese della piccola contea. Un giorno, non si sa bene quando, nella piccola comunità si insediò un piccolo omuncolo paffuto. Questo piccolo omino aveva bene in mente il suo piccolo piano malefico: possedere e utilizzare a piacimento ogni piccola attività di ciascun piccolo abitante del piccolo paese della piccola contea. Ma per fare ciò, il piccolo omino aveva bisogno di tanti piccoli aiutanti. Egli si camuffò come meglio non poteva, s'insediò nelle pieghe della piccola comunità, si fece benvolere dalla maggioranza e creò una sterminata ragnatela di tanti piccoli rapporti.
Non trascorse troppo tempo che il piccolo omino attuò la sua strategia, con il beneplacito dei suoi piccoli aiutanti. Grazie alla sua abilità e alle sue conoscenze, il piccolo omino, pian piano, prese a controllare gran parte delle attività del piccolo paese. Il piccolo fornaio, il piccolo fabbro, il piccolo vinaio, il piccolo sarto, il piccolo ferroviere, il piccolo sceriffo. Via via fino al piccolo sindaco. Tutti, chi più chi meno, erano diventati piccoli burattini in mano al piccolo omino e ai suoi piccoli scagnozzi.
Egli decideva chi lavorava, chi riposava, chi sgobbava, chi si licenziava, chi vinceva le elezioni, chi era gabbato e chi era punito. Seppur in apparenza non comparisse come il padrone assoluto, il piccolo omino governava tutto il piccolo paese della piccola contea.
Fu così che, stanco di subire tanti piccoli torti, un bel giorno un piccolo cittadino decise di ribellarsi. In verità, il suo era davvero un piccolo gruppo di piccoli sostenitori, visto che gli altri piccoli abitanti erano spaventati o compromessi. La cosa non turbò il piccolo cittadino, che andò avanti per la sua strada. Ma il piccolo omino era stato furbo e trovare le prove dei suoi piccoli misfatti non era affatto semplice. Il piccolo cittadino sapeva di essere nel giusto: la sua famiglia, nonostante tanti piccoli sforzi, era sempre più sul lastrico. E mentre altri beneficiavano di tanti piccoli premi, a lui non toccava mai nulla di speciale. Che fare? Erano questi i giorni in cui nella testa del piccolo cittadino risuonava una piccola melodia che recitava: “Non mollare mai, non mollare mai...”. Erano giorni duri, ma lui non mollava e andava avanti. Andava avanti con tanti piccoli passetti, sapendo di fare comunque il massimo. Ma il massimo non bastava e la sua famiglia soffriva sempre di più.
Ma si sa, le cattive azioni, per quanto ben celate, nelle fiabe non restano mai impunite. E così, un altro bel giorno, ecco arrivare tra capo e collo al piccolo omino paffuto un piccolo richiamo ufficiale del piccolo capo della polizia della piccola contea. Il malfatto era stato smascherato e il piccolo omino era diventato per tutti i piccoli abitanti il “piccolo furbo”. Con il piccolo furbo, finirono in cella anche quasi tutti i suoi piccoli aiutanti, di ogni grado e di ogni ordine. Giustizia era fatta. La famiglia del piccolo cittadino cominciò a tornare a vivere e lui ricevette dalla piccola contea una piccola targa: gli veniva riconosciuto il merito di aver combattuto con onestà la piccola combriccola.
Tutta la vita del piccolo paese della piccola contea ritornò ai vecchi fasti e, seppur con fatica, l'ordine e la legalità cominciarono a ristabilirsi. Eppure, qualche piccolo aiutante del piccolo furbo era ancora a piede libero e non mancava di rimarcare l'ingiusto trattamento utilizzato per i suoi piccoli amici. Tanto grande fu il clamore, che a qualcuno venne realmente il dubbio: il piccolo omino era davvero un piccolo furbo? Humus perfetto per escogitare una piccola vendetta contro il piccolo cittadino.
Il piccolo furbo e i suoi piccoli seguaci misero su un grande circo di menzogne e depistaggi. Il loro intento non era tanto quello di dimostrare la propria innocenza: essi volevano prima di tutto dimostrare che anche altri erano colpevoli dei loro stessi misfatti. Come dire: se lo fanno tutti, perché sono condannato solo io? Il primo obiettivo da colpire, ovviamente, era la dignità e l'intransigenza morale del piccolo cittadino, colui che più di tutti si era battuto per sconfiggere il piccolo furbo e la sua piccola banda.
L'opinione pubblica del piccolo paese della piccola contea era divisa: da un lato c'era chi credeva alla teoria del piccolo furbo, dall'altro c'era chi continuava a dar credito alle verità del piccolo cittadino. In fondo, ci si chiedeva, in quel piccolo periodo buio cosa aveva avuto in cambio il piccolo cittadino? Perché sarebbe dovuto essere coinvolto se poi non ne aveva tratto beneficio alcuno come invece avevano fatto tutti gli altri piccoli aiutanti del piccolo furbo? Si, è vero, anche il piccolo cittadino aveva intrattenuto rapporti con i tanti piccoli aiutanti del piccolo furbo, ma la sua piccola vita andava in pezzi comunque e le sofferenze della sua piccola famiglia non accennavano a diminuire. Ecco che qualcuno pensò bene di dire la sua: sì, anche il piccolo cittadino parlava con i piccoli furbi, ma c'era una differenza sostanziale. Il piccolo furbo tramava per proprio tornaconto, mentre il piccolo cittadino veniva deriso e sbeffeggiato. I piccoli aiutanti del piccolo furbo lo traevano in inganno e, assieme alla sua famiglia, lo coinvolgevano nei loro discorsi proprio per dimostrargli che tutto era in regola e che nessuno voleva fregarlo. Ma poi in regola non c'era niente. Così facendo, la piccola combriccola poteva continuare a giocare sporco e a governare a piacimento il piccolo paese della piccola contea. Mai, prima d'ora, l'evidenza era stata così tanto negata.

Il racconto, per il momento, termina qui. Ma non vedo l'ora di finirlo. In fondo, per concludere la storia del piccolo furbo e della sua piccola combriccola, ho ancora tanto tempo. Si sa: le fiabe non vanno in prescrizione.

8 commenti:

COCCOZ1000 ha detto...

Santo subito!

Nus ha detto...

Bella questa storiella. Mi ricorda qualcosa...

Onore al Cipe!

Nus ha detto...

Prova

Nus ha detto...

Ah eccomi. Così sto bene? Comunque è colpa di Coccoz

COCCOZ1000 ha detto...

@Nus
Acchiappata!

Daddy i ha detto...

Mi è semblato di vedele un olso!

loden - mcjohn ha detto...

mmmmm.....vediamo....mumble mumble...l'omuncolo paffuto e malvagio è COCCOZ giusto? ci ho messo un po' ma ci sono arrivato

sullina ha detto...

Mi viene da dire Benvenuto in Italia piccolo omino!